§ L'ultima vendemmia

Un vino d'eccezione ma sparisce l'uomo




Giovanni Arpino



Il sole al tramonto è un marengo d'oro nel filo delle nebbie. Le vigne ritrovano colori cupi dopo le folgorazioni rossastre del pomeriggio d'autunno, lungo le colline i filari si rabbuiano nelle loro lunghe forme scheletriche. E v'è silenzio, una sospensione quasi di gesti nelle figure umane che incontri.
E' stata e continua ad essere una portentosa vendemmia. I vini celebri, dal Barbaresco al Nebbiolo al Barolo avranno una quotazione di "eccezionalità ", un asterisco rosso nei cataloghi, come accadde solo nel '64. Altri vini, quali Barbera e Dolcetto, ma anche Ghemme e Chambave, godranno d'almeno quattro " pallini " di contrassegno, perché " eccellenti ". Il giro del sole, delle rade piogge, dell'umidità e delle arsure ha favorito il raccolto, scarso ma proprio perché scarso divenuto memorabile.
E' cambiato il paesaggio, vi sono più villette pretenziose che cascine, più trattori che tini, più camion che buoi. Una proterva mitografia seguita a sfornare pagine scritte ricalcando testi celeberrimi, e li inquina di falsi inchiostri: ma per la verità l'uomo di campagna è ormai un altro, anche se gli fa comodo certa pubblicistica di quart'ordine, grazie alla quale l'introvabile osteria è ancora autentica e lo stradone non più polveroso è divenuto un " itinerario romantico " caro alle riviste femminili.
Sarà un gran vino, ma non c'è quasi più l'uomo. Molti piccoli proprietari hanno venduto le uve sul tralcio, rinunciando alla vendemmia personale. Si tratta di vedovi e vedove, la morte d'un marito o d'una moglie ha definitivamente interrotto la giusta catena di lavoro: meglio cedere i grappoli a un proprietario di maggior peso, ad una cooperativa, ad un consorzio, ad una " casa " che sa come manipolare i mosti. E così il gran vino del '78 sarà un vino per altri, per chissachì, per bottiglie ignote o anche troppo etichettate. La gloria del vigneto minuscolo è solo un ricordo, travagliato da tutte le amarezze possibili.
Naturalmente ci si lamenta. E quando mai un contadino, ricco o povero che sia, non ha lamentele da fare? Se l'uva è bella è anche scarsa, se il sole è stato amico non lo sarà il mercato, se la gradazione alcoolica promette bene non si è avuto buon prezzo. E così via.
Le questioni dell'uomo di terra coinvolgono i padreterni e i climi, sono diatribe logiche sotto la cupola del cielo. Dove hai cacciato la lepre hai sicuramente perso l'insalata per colpa di quella stessa lepre: è natura, è destino, è scontro con l'eterno.
Le vigne sono diventate rade, preziose, ma via via minacciate da nuove colture o dall'abbandono. Resistono i furbi ed i bravi, meglio se i bravi diventano un po' furbi. Le tradizioni contadine scompaiono dai paesi per diventare nostalgia anche ridicola nelle rappresentazioni teatrali o nei capitoli dei romanzucci...
La felicità di questo '78 sembra allora un atto dì sfida da parte delle stagioni, degli dèi agresti. Ecco cosa ti toccherebbe se conoscessi questo lavoro, ecco, cosa non avrai più: così suona la condanna. Dietro gli dèi agresti, però, ci sono i francesi che fanno incetta di uve nostrane, ci sono vinificatori che manipolano ettolitri destinati alle mense moscovite e americane.
E' buio, adesso. Sull'asfalto, le case mostrano finestre e porte arcignamente chiuse. Le gobbe collinose stanno seppellite nella nebbia che lascia una patina azzurra sugli ultimi tralci. Ma non c'è odore. I trasporti meccanici, le lavorazioni rapide hanno cancellato dal cielo quel peso di profumi che venivano dai tini di legno, dalle ceste di paglia. Oggi l'uva è raccolta in contenitori di plastica, le cui masse nei cortili hanno il disegno di dinosauri rotti e scemi.
Sarebbe bello sapere che razza di mondo ci siamo inventati, mi ha detto qualcuno riavvolgendo una lunga gomma da cantina. Era un vecchio graffiato in faccia dalla vita, e subito dopo perse la voglia di aggiungere altre parole.
Si, è una strepitosa vendemmia, dì vino che sarà raro. Ma bisogna anche imparare, bevendolo, a dire addio. Ad un modello di vita che non abbisogna di nostalgie ma :di riconoscimenti, anche se questi riconoscimenti non sono più trasmissibili ad anima viva. Ai fatui stilisti del "saper bere " non serve sapere che quest'ultima vendemmia può essere intesa come un'ironica vendetta da parte di Dioniso, nume ammonitore perché ubriaco.


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