§ Dai fiumi Agri e Sinni

Acqua per il Salento




Gigi de Mitri



Pertusillo è il nome di un lago formato dal grandissimo invaso prodotto da una diga sull'Agri, il fiume lucano che nasce a 1.280 metri, a Piana del Lago, e che dopo aver percorso 136 chilometri di Basilicata, va a buttarsi in mare nel Golfo di Taranto, nel territorio di quella che fu una delle metropoli di Magna Grecia, Eraclea. Da molti anni si era pensato di utilizzare i fiumi lucani per rifornire di acqua non solo la Basilicata, ma anche la Puglia meridionale, alla quale l'acquedotto non bastava più. Come prima grande opera, si realizzò la diga sull'Agri. Ma, compiuta questa fase, le acque del lago del Pertusillo rimasero inutilizzate. E passarono gli anni, senza che si riuscisse ad ingranare la marcia giusta per programmare, per progettare e per realizzare le opere di adduzione delle acque: la Cassa per il Mezzogiorno aveva speso decine di miliardi di lire, ma si restava irretiti nelle maglie delle vecchie regole e delle complicate procedure dei pubblici appalti, assolutamente inadeguate e anacronistiche, non in grado di affrontare il problema complesso della posa in opera e in esercizio di sistemi distributivi di così grande mole.
Nel 1968, ideata in ambito Finsider, e quindi dalla stessa Finsider proposta al ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno e alla Cassa per il Mezzogiorno, nacque la " formula Pertusillo ", che fu subito realizzata e portata avanti da un Consorzio industriale costituitosi a tal fine. L'arco di volta di questa nuova formula, spiega uno dei progettisti, poggia essenzialmente sul concetto e sul fatto della più rigorosa unitarietà tra progettazione esecutiva, produzione dei materiali da impiegare ed esecuzione delle opere. E' quanto consentì, innanzitutto, di realizzare la condotta principale (154 chilometri, dalla diga fino a Taranto) della grande opera in poco più di due anni: vale a dire, in appena un terzo del tempo inizialmente previsto in sede di progettazione.


L'acquedotto del Pertusillo, destinato agli usi quasi esclusivamente potabili, serve 215 comuni, fra i quali Bari, Taranto, Brindisi Lecce: ha una portata di 4.500 litri/secondo; è integrato da acque provenienti da pozzi artesiani, questi in massima parte destinati alla irrigazione, particolarmente nella penisola salentina. Qualche parola è necessario dedicare al metodo operativo che avrà un seguito (come diremo) per l'acquedotto del Sinni. In virtù della " formula Pertusillo ", i materiali primari - grandi tubi, lunghi fino a dodici metri, e che raggiungono anche i tre metri di diametro - vengono prodotti dagli stessi gruppi industriali cui fanno capo le imprese che dovranno metterli in opera, e sono poi le stesse che hanno curato la progettazione esecutiva. Si realizza così una specie di circolo chiuso, un " circolo integrale e continuo " tra progettazione esecutiva, produzione in stabilimento dei materiali, trasporto degli stessi anche per lunghe distanze, loro rivestimento, montaggio e messa in opera, esecuzione delle opere civili necessarie e complementari (attraversamento di fiumi, di valloni, di gravine, interramenti, eccetera), esecuzione di opere e di impianti speciali.
Di tutto questo complesso di attività diverse e lontane nello spazio, la sintesi giuridico-amministrativa è rappresentata dal Consorzio. Il primo è stato quello del Pertusillo, il secondo quello per il Sinni: ricordiamo che quest'ultimo sta rifinendo sul fiume Sinni l'invaso di Monte Cotugno, la più grande diga d'Europa in terra battuta.
I due Consorzi, oltre che coordinare tutte le operazioni, mantengono rapporti esterni con la Cassa per il Mezzogiorno e con i concessionari e appaltanti: l'Acquedotto Pugliese per il Pertusillo, e l'Ente Irrigazione Puglia e Basilicata per il Sinni. Le caratteristiche tecniche: la capacità dell'invaso del Pertusillo è di 155 milioni di metri cubi di acqua; l'adduttore principale è lungo 275 chilometri, con diametri variabili da 2.200 a 1.200 millimetri. Per il completamento funzionale, vanno aggiunte le numerosissime diramazioni, dall'entroterra di Bari fino ai paesi dell'estremo Salento: diramazioni che comportano uno sviluppo di condotte (da 1.800 a 400 millimetri di diametro) per altri 1.131 chilometri, con sviluppo più articolato nella regione salentina. Dello sviluppo totale delle condotte (1.406 chilometri), ben 1.038 sono in acciaio, per un totale di 170 mila tonnellate di peso. Vanno aggiunti: la grande centrale di potabilizzazione, subito a valle della diga, che ha comportato una spesa di oltre nove miliardi di lire, e che è una delle più grandi e funzionali d'Europa; sessantaquattro serbatoi di vario tipo, dieci impianti di sollevamento delle acque. Il sistema idrico del Pertusillo, che deve soddisfare in prima linea gli usi potabili (notevolmente cresciuti con l'aumento della popolazione e con l'accresciuta esigenza di utilizzazione dell'acqua per usi civili) e poi alcuni limitati usi industriali, serve una popolazione di due milioni di abitanti, divisi, ripeto, in 21,5 centri abitati.
Per l'acquedotto del Sinni, che partirà dall'invaso di 450 milioni di metri cubi d'acqua, creato dalla diga in corso di ultimazione, l'adduttore principale avrà una lunghezza di 101 chilometri di tubi misti fra acciaio e precompresso, di tre metri di diametro, i più grandi che siano stati finora fabbricati e messi in opera al mondo. La parte in acciaio sarà di 43 chilometri, e peserà 65 mila tonnellate. La portata massima delle due canne previste dal progetto è di trentaduemila litri/secondo, quella della canna attualmente in costruzione è di diciottomila litri/secondo. Con quest'ultima saranno erogati, sempre per secondo, 13.500 litri di acqua per usi irrigui, tremila per usi industriali e 1.500 per usi potabili da innestare nello schema del Pertusillo. Il complesso delle aree irrigate in Puglia e nella contigua area della Basilicata sarà di oltre centomila ettari di terreno.
Mentre il sistema del Pertusillo può dirsi virtualmente ultimato, (siamo nella fase degli ultimi completamenti e delle revisioni settoriali), il sistema del Sinni è in piena fase di attuazione. Nel complesso, tra opere ultimate e opere in corso, i due Consorzi hanno fornito materiali ed eseguito lavori per circa 500 miliardi di lire.

Acqua per lo sviluppo

a. b.

Intere generazioni di scrittori si sono occupate dei problemi creati dalla scarsa presenza e dalla pessima utilizzazione delle acque nel Sud. E' un omaggio che si deve rendere soprattutto ad alcuni
riformatori e viaggiatori meridionalisti del Settecento e dell'Ottocento, come Francesco Longano e Vincenzo Padula (entrambi abati), e primo fra tutti il marchese Domenico Grimaldi, nato a Seminara, in Calabria, nel 1735, che aveva studiato a Napoli, seguendo anche i corsi di Antonio Genovesi, titolare della prima cattedra di economia
politica istituita in Italia. Dopo aver soggiornato a lungo a Genova e in Provenza, e successivamente in Piemonte e in Svizzera, per portare avanti le sue conoscenze economiche, ma soprattutto per approfondire i metodi di coltivazione da applicare nei suoi possedimenti a Seminara, Grimaldi studiò sui luoghi la realtà del Mezzogiorno, e pubblicò nel 1780 un " Piano di riforma per la pubblica economia delle province del Regno di Napoli " improntato ad uno spirito problematico ancora oggi attuale, con molte constatazioni tuttora pertinenti all'arretratezza dell'economia meridionale. In uno scritto dell'anno successivo, Grimaldi dedicò un intero capitolo alte " Osservazioni economiche sopra le acque del Regno ", fissando i metodi con cui doveva essere fatta la rilevazione delle fonti (mancava del tutto una carta topografica) e affermando che per la sistemazione idrografica del Regno si doveva dare la precedenza a un canale di irrigazione nella Puglia. Non sappiamo se l'ingegnere Rosalba, del Genio Civile del Regno d'Italia, che ottantasette anni dopo (nel 1868) tracciò un primo progetto dell'Acquedotto Pugliese, conoscesse gli opuscoli di Domenico Grimaldi. Certo è che già quello studio dava alla Puglia la precedenza che aveva indicato il riformatore del secolo XVIII. Del resto, anche l'idea di Rosalba restò per trentatré anni solo un'idea, e solo nel 1901 si giunse allo stanziamento di un milione di lire per l'accertamento delta portata delle sorgenti di Caposele e per il completamento del progetto. Nell'anno successivo fu costituito il Consorzio, e si dette mano ai primi lavori che dovevano distribuire l'acqua del Sete, invasata a 420 metri sul livello del mare, attraverso 2.670 chilometri di canali e condotte, dalla Capitanata al Salento. L'opera avrebbe dovuto essere completata nel 1916, ma nel '19 - a causa della prima guerra mondiale - non era ancora ultimata: la concluse l'Ente autonomo, che sostituì il vecchio Consorzio.
Oggi che il problema in Puglia e in Basilicata è vicino alla soluzione, importa mettere in rilievo quali benefici economici trarranno le due regioni dall'utilizzazione delle acque del Pertusillo e del Sinni per lo sviluppo delle attività esistenti, in primo luogo in agricoltura e nell'allevamento, e per la nascita di nuove iniziative artigianali e industriali. Per la Puglia, i benefici saranno quasi immediati, in quanto i due acquedotti troveranno pronte all'uso strutture agricole e industriali già operanti, che attendevano solo una maggiore disponibilità di acqua per un più rapido decollo. E' prevedibile inoltre una forte spinta alla nascita di nuove imprese agro-industriali e al consolidamento del tessuto industriale, soprattutto per quel che riguarda la piccola e media impresa.
Diverso è il discorso per la Basilicata: le unità industriali della regione non superano oggi l'uno per cento del totale nazionale, con un impiego di manodopera pari allo 0,5 per cento. E' dunque prevedibile - o augurabile - che l'impatto favorevole sullo sviluppo industriale, sebbene lento, possa conseguire alla distanza risultati più
rilevanti. Rapidi, invece, saranno gli effetti sul potenziamento delle produzioni agricole e degli allevamenti. La Basilicata produce il 4,3 per cento del frumento italiano, più dell'Umbria e della Campania,
dell'Abruzzo e del Molise: ha inoltre notevoli disponibilità di manodopera agricola, che consentirà sia lo sviluppo delle colture esistenti, sia l'insediamento di nuove, rese impossibili, nel passato, dalla carenza dell'irrigazione. Infine, potranno avere impensabili risultati le coltivazioni pregiate, quelle che rendono di più, perché destinate alle esportazioni.


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