§ Sviluppo del territorio

Un progetto per il Salento




Gigi de Mitri



Il piano, con la ricchezza dei dati raccolti, con le diverse ipotesi di lavoro formulate, si propone, in una prospettiva dinamica, che investe l'intera area, come una " sfida " globale allo sviluppo socio-economico: una " linea di aggressione del futuro ", che si identifica in una stretta integrazione tra finalità di sviluppo economico e finalità sociali.

Si chiama " TP 80 ": Taranto Progetto 80, ed è ritenuto " diverso dai progetti analoghi non solo per il rapporto di interdipendenza tra bisogni sociali espressi dalla popolazione e obiettivi di pianificazione, ma per la particolare ' dimensione ' che deve essere assunta dalla partecipazione degli interessi allo sviluppo sociale ed economico dell'area ". Questa dimensione, cioè, si può sintetizzare nell'obiettivo di realizzare le premesse per uno sviluppo autonomo dei valori di imprenditorialità, e quindi di promozione delle iniziative economiche individuali, singole, ma anche associate e di partecipazione, per uno sviluppo più omogeneo ed equilibrato. In altri termini: il progetto non riguarda solo la città bimare, ma si proietta - se così possiamo dire - nell'area meridionale della penisola salentina, per i tre settori economico-produttivi, agricolo, industriale (con l'inclusione delle attività artigianali), ed agricolo. Le province di Brindisi, Taranto e Lecce, si legge nel Progetto pur avendo manifestato negli ultimi anni una forte accelerazione degli investimenti e dell'occupazione nel settore industriale, non hanno avuto la possibilità di registrare molte iniziative derivate, indotte da una imprenditoria autonoma: " gli impianti Italsider, Montedison e Fiat sono progettati in altre aree, realizzati con la partecipazione di capitali gestiti da imprese che operano in altre aree, e sostanzialmente diretti da tecnici esterni. Anche a livello di manodopera specializzata, le qualifiche professionali con un contenuto tecnologico e direzionale più elevato sono venute dal di fuori dell'area. La presenza, nelle tre province pugliesi meridionali, di dirigenti e quadri tecnici - o quadri intermedi - provenienti da altre aree determina senza dubbio la formazione di quell'ambiente culturale nel quale cresce il desiderio di scelte di lavoro motivate da 'innovazioni' e contenuti tecnologici 'moderni'. I giovani ne vengono fortemente influenzati, e il quadro culturale che si determina attraverso il contatto anche puramente ' visivo ' con la grande industria, con l'impresa moderna, spinge le nuove generazioni ad acquistare una formazione professionale maggiormente rispondente ai valori della tecnologia industriale, o comunque ai valori delle professioni fondate su di una avanzata specializzazione ".
Va sottolineato che questo desiderio di innovazione rispetto alla tradizionale formazione, indirizza 'a nelle tre province (ma il discorso può allargarsi all'intero Mezzogiorno) verso l'impiego amministrativo, con una fortissima aliquota di insegnamento, avvocatura, altre professioni libere, il lavoro agricolo, le qualificazioni subordinate all'industria, compresa quella delle costruzioni, verso il commercio al dettaglio non qualificato e verso l'artigianato di servizio, prevale anche nei centri urbani maggiormente sviluppati, e in particolare nei capoluoghi di provincia. Dunque: il problema di fondo, ai fini di una crescita delle tre province meridionali pugliesi, che non sia in massima parte, o in buona parte pilotata dall'esterno, rimane quello di sviluppare un'attitudine imprenditoriale autonoma, " capace di influire sui processi di sviluppo secondo indirizzi corrispondenti agli interessi generali espressi dalle popolazioni residenti ".


Secondo il Progetto, redatto da un gruppo di studiosi, coordinato da Carlo Pace, sotto gli auspici della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura tarantina, edito recentemente da Franco Angeli, "l'attitudine imprenditoriale (...) va promossa ad ogni livello territoriale e della stratificazione sociale. Ciò comporta la necessità di riesaminare la funzione delle strutture formative esistenti, in particolare scuola e centri di formazione gestiti dalla regione, e promuovere una rinnovata sensibilità verso i problemi del lavoro e della qualificazione professionale ". In parole semplici, l'obiettivo complessivo a livello delle tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, può essere definito nella formazione di un'ampia area di dirigenti tecnici e di quadri intermedi di aziende autoctone, cioè create da famiglie residenti nell'area.
Come si può realizzare questo obiettivo: innanzitutto, creando una iniziale ' attitudine all'imprenditorialità generica, tale cioè da potersi innestare sul tronco più complesso delle specializzazioni in qualunque professione o mestiere; e, successivamente, una ' imprenditorialità specifica ', in grado di svolgere una specifica professione o mestiere. Nelle tre province meridionali della Puglia non si registrano soltanto carenze manageriali (e poche rondini non fanno primavera), ma anche vuoti di altri fattori individuali, quali la volontà o la capacità di rischio, con i conseguenti limiti nella diffusione delle imprese industriali, soprattutto a livello di aziende di medie dimensioni. Afferma il progetto, nelle conclusioni: " I limiti incontrati dal processo di induzione di nuove attività connesse con quelle delle maggiori imprese trovano spiegazione in una molteplicità di fattori. Tra questi, assumono rilievo da un lato la tendenza alla gestione degli stabilimenti di grande dimensione ad adeguarsi agli obiettivi dell'impresa, cioè a tener conto prioritariamente dei legami funzionali tra i diversi stabilimenti su cui si articola l'attività produttiva, piuttosto che all'obiettivo dell'integrazione con potenziali attività sul territorio, e, dall'altro, la limitatezza delle capacità imprenditoriali localmente esistenti e le difficoltà del colloquio e della collaborazione tra il modello imprenditoriale, e di tipo familiare, tradizionale della piccola impresa e di una fascia di quella media, e il modello di management prevalentemente tecnico-organizzativo, tipico delle articolazioni produttive della grande impresa ".


Per quel che riguarda l'aspetto della carenza di management e di imprenditorialità, il Progetto osserva che l'esistenza di una cospicua disoccupazione intellettuale, che il permanere delle attuali tendenze rischia di accrescere ulteriormente, mostra che l'esigenza di uno sviluppo accentuato dell'imprenditorialità, collegata con la considerazione dell'irrobustimento dell'apparato produttivo, non trova un ostacolo nella disponibilità generica di capacità umane, ma anzi concorrerebbe efficacemente alla loro utilizzazione, impedendone il declino.
Il Progetto, dunque, con la ricchezza dei dati raccolti, con le diverse ipotesi di lavoro formulate, si propone, in una prospettiva dinamica, che investe l'intera area salentina, come una " sfida " globale allo sviluppo socio-economico: una " linea di aggressione del futuro ", (un'aggressione pacifica e salutare, ovviamente), che si identifica in " una stretta integrazione tra finalità di sviluppo economico e finalità sociali: ossia, la meta del progetto è quella di preparare un modo di vita altamente urbanizzato che comporti il più alto sviluppo della democrazia, del livello di esistenza e di civiltà ". E' dunque un'esperienza di ' programmazione metropolitana ', cioè di un'area integrata che, per effetto della sua dimensione demografica, della sua civiltà urbana e del suo peso economico, possa raggiungere in tutte le sue parti e nel tempo uno sviluppo civile e produttivo pari a quello delle più grandi metropoli, senza i problemi che affliggono queste ultime: congestione del traffico, lunghi spostamenti pendolari, degradazione della periferia.
Si sostiene nel Progetto: " La visione finalistica che ha guidato l'impostazione del piano territoriale ha avuto come suo punto centrale il miglioramento della qualità della vita sociale nel suo complesso e non l'ambiente fisico per se stesso. Quindi, organizzazione di un rapporto tra uomo e ambiente che soddisfacesse alle aspirazioni alla libertà, ai nuovi valori della vita sociale e alla partecipazione che sono emersi come istanze di fondo dell'area. Definito il quadro territoriale - nel cui ambito deve trovare collocazione l'attività programmatoria - e le tendenze di fondo ivi rilevabili, l'obiettivo della ricerca è stato quello di valutare in termini dimensionali il fabbisogno di attrezzature e servizi sociali nelle diverse aree... I settori produttivi sono stati esaminati sia sul piano delle strutture esistenti che su quello degli obiettivi di intervento, tenendo conto della domanda di lavoro e della esigenza di un insieme coordinato di centri urbani di riequilibrio, capaci di capovolgere i tradizionali valori di concentrazione delle attività produttive nelle aree dominate da un centro urbano forte ".
Dunque, il più attuale - se non il primo - Progetto integrato per l'intera penisola salentina: un ipotesi di lavoro complessiva, che può influire direttamente, e positivamente, sui processi operativi per lo sviluppo delle aree provinciali di Lecce, di Brindisi e di Taranto.

Agricoltura

I profili emergenti di questo settore riguardano due problemi essenziali: la revisione della struttura interna produttiva, caratterizzata da un'eccessiva frantumazione delle aziende, con preminenza di imprese a conduzione di tipo famigliare, e con superfici inferiori a cinque ettari, che sono al limite della sussistenza; e la definizione di linee di intervento di uno sviluppo globale del settore primario rispetto alle altre componenti produttive del sistema economico. Le cause della precarietà e della crisi permanente dell'agricoltura nelle tre province meridionali si possono identificare in otto punti:
- aleatorietà delle condizioni in cui si attua la produzione agricola (tempi tecnici immodificabili, influenza della variabilità dei fattori climatici, manodopera in massima parte generica, ecc.);
- insufficienza organizzativa rispetto ad altri settori, e conseguente condizione di inferiorità storica;
- debolezza strutturale e limitata azione pubblica per modificare in tempi medi questa condizione;
- aleatorietà dei redditi, condizionati da fattori esterni non controllati (commercializzazione e distribuzione affidate ad agenti diversi da quelli che operano a livello di produzione; Intermediariato rapace; sproporzione tra prezzi pagati " sul campo " e prezzi praticati alla vendita al dettaglio, ecc.);
- esodo degli addetti, e conseguente invecchiamento delle forze di lavoro agricolo;
- incidenza della politica nazionale e comunitaria sull'andamento della produzione agricola;
- connessione della localizzazione dell'attività primaria alla dinamica dei costi di servizi connessi (trasporti, distribuzione, mercati contraddittori, ecc.);
- lentezza dell'opera di ristrutturazione degli ordinamenti produttivi, connessa anche al carattere monocolturale prevalente nel territorio regionale.

SETTORE TERZIARIO

Per questo settore, che non può essere considerato a sé stante, ma con costante riferimento agli indirizzi operativi globali, vanno previsti interventi in ambito territoriale più vasto, interregionale e nazionale: pianificazione a livello metropolitano e interprovinciale; pianificazione a livello di Mezzogiorno; coordinamento con il resto della penisola; valorizzazione dei prodotti primari, soprattutto di quelli tipici, per i quali si impone una difesa ad oltranza anche a livello comunitario, e di quelli secondari; creazione di sbocchi di mercato e attività di promozione a livello europeo e nel bacino del Mediterraneo; organizzazione di efficienti sistemi di trasporto; controllo, a livello comunale, delle " punte abnormi " di frantumazione commerciale, e incentivazione delle attività cooperative e associative; qualificazione degli addetti; controllo dei prezzi lungo la linea di produzione-consumo: questi i punti di rilievo per una riorganizzazione moderna del settore.

TURISMO

Le possibilità di evoluzione di questo settore produttivo (un'industria pulita, senza ciminiere: così è stato definito il turismo), dipendono in grandissima parte da un'azione di difesa del paesaggio e dell'ambiente (difesa delle coste, disinquinamento delle acque, soprattutto di quelle prospicienti le grandi aree industriali nella città marine, piani di sviluppo coordinato degli insediamenti e delle attrezzature turistiche, sviluppo dei comprensori turistici, disponibilità di finanziamenti agevolati in tempi brevi, promozionalità, qualificazione del personale). La materia prima non manca: il mare salentino, adriatico e ionico, è ancora in buona parte sotto il livello di inquinamento medio che interessa l'intera penisola. Essere sotto il livello di guardia è di per sé un privilegio, che può perdersi se non sarà irrobustito da attività complementari, dai cosiddetti " richiami dell'entroterra ": attività culturali d'alto interesse, di ineccepibile originalità, di perfetta organizzazione.

INDUSTRIA E ARTIGIANATO

L'ultimo decennio ha registrato un miglioramento dello sviluppo industriale nelle tre province della Puglia meridionale. Il maggiore incremento ha riguardato l'arca di Taranto, nella quale gli addetti al settore secondario sono aumentati del 142 per cento. Tuttavia, analizzando il fenomeno dall'interno, ci si accorge di essere in presenza di una provincia di tipo monoindustriale o monoaziendale, con alta concentrazione nel capoluogo e scarsa diffusione nel rimanente territorio provinciale. Analoghe considerazioni si possono fare per l'area di Brindisi per la presenza del centro petrolchimico, mentre l'area di Lecce, mancando di un grande intervento esterno (la Fiat-Allis non può essere considerata ancora impresa di prime dimensioni), ha registrato un minore sviluppo industriale, qualificato tuttavia da un maggiore equilibrio interno. I profili emergenti in questo settore si possono cosi sintetizzare:
- diffusione del management e del rischio imprenditoriale;
- ampliamento della cooperazione e della gestione associativa;

- facilitazioni per l'accesso al mercato finanziario;
- disponibilità dei pubblici poteri all'assistenza tecnica alle piccole e medie imprese;
- realizzazione delle grandi infrastrutture e potenziamento delle aree di sviluppo industriale;
- accorciamento sensibile dei tempi tecnico-burocratici per l'erogazione dei fondi e degli incentivi da parte della Cassa per il Mezzogiorno;
- assistenza tecnica e finanziaria all'artigianato;
- incoraggiamento per il rinnovo, l'ampliamento o la riconversione degli impianti;
- preparazione di tecnici e specialisti in grado di esser disponibili alla mobilità.


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