§ Sud e credito

Una nuova politica per l'esportazione




Franco Compasso



La crisi economica in cui versa il Paese deriva in larga misura dal crescente deficit della nostra bilancia dei pagamenti: il deficit è andato aumentando a partire dagli eccezionali aumenti dei prezzi delle materie prime. Dal 1974 in poi il saldo commerciale globale del nostro Paese è stato caratterizzato dagli esborsi per l'approvvigionamento di materie prime. Per fronteggiare e contenere il disavanzo della bilancia dei pagamenti con l'estero, bisogna contenere gli esborsi per l'approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti petroliferi ed energetici. Tale obiettivo si raggiunge con l'incremento delle vendite in altri settori. La scelta prioritaria della nostra politica economica, nella difficile situazione di crisi congiunturale e strutturale che incombe sul Paese, è quella di rendere più competitiva la produzione italiana sui mercati internazionali, e quindi di incoraggiare e promuovere l'espansione delle nostre esportazioni. La competitività dei nostri prodotti sui mercati internazionali è legata ad alcune componenti essenziali, tra cui in primo luogo il minor costo di produzione, la qualità dei prodotti, i tempi di consegna e le condizioni di pagamento. Il contenimento del costo per unità di prodotto presuppone un continuo incremento della produttività del lavoro. Si tratta di uno dei punti fondamentali dell'accordo tra le forze politiche per dare vita alla nuova politica economica del Governo, capace di far uscire il Paese dalla crisi. Il sostegno alle esportazioni consente di realizzare quelle economie di scala che rappresentano, insieme all'espansione della domanda interna, la condizione insostituibile per il contenimento dei costi unitari.
La mancanza di uno stretto ed organico rapporto tra poteri pubblici e classe imprenditoriale si traduce in un obiettivo limite all'espansione dell'impresa minore e dell'area meridionale, largamente deboli sia per la struttura delle aziende sia per la maggiore difficoltà (costo del denaro; innovazioni tecnologiche; capacità organizzative; scarsa competitività) che gli imprenditori incontrano nelle regioni meridionali nell'attività economica e nella successiva fase di commercializzazione dei prodotti. Queste difficoltà si aggravano quando si affrontano i mercati internazionali. Tutto ciò reclama una nuova e più incisiva politica a sostegno dell'esportazione, in particolare con riferimento all'area meridionale. All'esame di questi problemi e alla definizione di più concrete prospettive per il nostro export, ha dedicato approfondita attenzione un convegno promosso a Napoli dall'ISVEIMER, presente il Ministro Ossola, il Presidente dell'Istituto Veritriglia, il Direttore Generale del Mediocredito. Il credito all'esportazione, considerato come uno degli strumenti tecnici ed operativi più efficaci per potenziare i settori dell'economia nazionale più forti e quindi più adeguati a competere sui mercati internazionali, si traduce in un vincolo negativo per il Mezzogiorno, se non interverranno nuovi criteri capaci di invertire tale tendenza.
Il sistema assicurativo e finanziario dei crediti alle esportazioni ha subito una profonda trasformazione con la nuova legge 227 del 24 maggio 1977, (comunemente denominata " legge Ossola "), e con le nuove condizioni e modalità di intervento del Medio Credito Centrale, come ha opportunamente ricordato a Napoli il Direttore Generale dell'Istituto Dott. Giacomo Figliola-Baldieri. Il sistema italiano è oggi meglio rispondente ai bisogni degli esportatori nazionali ed è allineato ai sistemi dei Paesi più industrializzati. Con la nuova normativa si è inteso stabilire un più organico e coerente collegamento e coordinamento tra i diversi settori dell'amministrazione pubblica operante nei rapporti economici con l'estero. E' stato istituito, nell'ambito del CIPE, il Comitato Interministeriale per la Politica Economica Estera (CIPES) e sono state accentrate presso un unico organismo - la SACE, Sezione Speciale per l'Assicurazione del Credito alle Esportazioni, istituita dall'INA - le varie competenze, funzioni e deleghe prima attribuite a diversi Enti e amministrazioni pubbliche. La SACE ha una delega da parte del Ministero del Commercio con l'estero e nell'ambito della sua competenza vengono unificati in un solo momento decisionale i provvedimenti valutari e assicurativi che prima (sotto la competenza della legge 131) venivano attribuiti a diversi uffici. Con la SACE è stato superato il momento della frammentazione e dispersione delle competenze, le quali risultano con la legge 227 unificate in un solo organo centrale responsabilizzato. La nuova legge sull'assicurazione e il finanziamento dei crediti all'esportazione non ha conseguito - come abbiamo sottolineato in precedenza - il risultato di superare il notevole squilibrio esistente, anche in questo settore, tra grandi e medie imprese e tra aziende operanti nel nord e nel sud del Paese. Infatti, esaminando i dati illustrati dal Dott. Figliola-Baldieri, il Medio Credito Centrale ha portato a termine nel 1977 operazioni finanziarie per 1.550 miliardi di lire (contro i 1.207 miliardi del 1976) di cui solo 154 miliardi destinati ad aziende operanti nel Mezzogiorno; e dei 154 miliardi, all'ITALSIDER di Taranto sono stati destinati oltre 100 miliardi di lire.
Sempre nel 1977, il Medio Credito Centrale ha esaminato e definito 437 domande avanzate da 175 imprese, ma solo 15 imprese hanno assorbito il 75% del credito agevolato. E' vero che il sistema delineato dalla 227 è solo apparentemente favorevole alle grandi imprese, in quanto le aziende minori pur lavorando per le capofila di grossi assemblaggi non entrano nel contratto di finanziamento, però è altrettanto incontestabile che le imprese minori - senza una adeguata e consistente collaborazione tecnica, con difficoltà economiche per garanzie patrimoniali - sono certamente più svantaggiate. E ciò è tanto più vero quando si passa ad esaminare i dati relativi al credito ai fornitori (beni di investimento e macchinari) diviso per regioni. L'area meridionale è largamente marginale rispetto al volume del credito utilizzato da altre regioni: all'interno dell'area meridionale, la Campania è in una posizione subalterna. Su 1.550 miliardi erogati nel 1977 dal Medio Credito Centrale, la suddivisione in percentuale per regione è la seguente: Piemonte 11,4%; Lombardia 28,2%; Liguria 3,4; Veneto 0,2; Friuli-Venezia Giulia 11,4; Emilía 5,3; Toscana 13,2; Lazio 9,7; Trentino 0,1; Campania 1,2; Puglia 8,7.
Ciò significa che anche il nuovo sistema credizio a favore delle nostre esportazioni non incide sulla profonda divaricazione esistente tra il sistema delle grandi imprese e il sistema delle aziende minori. Le piccole e medie aziende hanno bisogno di aiuto e di collaborazione, gli imprenditori minori hanno bisogno di essere accompagnati fin dai primi contatti nei negoziati con le imprese estere. In Germania e in Francia questa collaborazione è una condizione essenziale per avviare i negoziati. In Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno, bisogna puntare all'espansione dell'impresa minore sui mercati internazionali: ciò è possibile solo se si garantisce al piccolo imprenditore la conoscenza di garanzie concrete per migliorare qualitativamente il contenuto dell'export meridionale. Infatti, la quota che il Mezzogiorno occupa nella esportazione globale italiana è del 6%, di gran lunga inferiore alla quota del prodotto lordo industriale e del prodotto lordo agricolo del Mezzogiorno sul totale nazionale che è del 21,5%.Non vi è dubbio che occorre intervenire con urgenza nella politica del credito all'esportazione per colmare nel Mezzogiorno un profondo divario che, anche in questo settore, esiste nei confronti delle regioni più sviluppate del Paese.

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