§ Fondi Cee

E d'ora in poi pagherą Bruxelles




Raimondo Ruju



Troppi aiuti della Comunità economica europea restano praticamente inutilizzati. Ma finalmente l'Italia avrebbe trovato un rimedio. Ne beneficeranno in modo particolare le regioni meridionali.

Sembra ormai certo: portati gli ultimi ritocchi al piano, dopo un lavoro che ha impegnato la più intelligente burocrazia romana per un lungo periodo, estate compresa, il " machiavello " sarebbe stato messo a punto. Il governo ha creato un nuovo comitato interministeriale: quello che il coordinamento delle relazioni economico-finanziarie con la Comunità Economica Europea: la nostra nuova testa di ponte verso Bruxelles. I componenti: il ministro degli Esteri, che lo presiederà; e poi, i ministeri del Bilancio e della Programmazione Economica, delle Finanze, del Tesoro, dell'Agricoltura e Foreste, del Lavoro e Previdenza Sociale, del Commercio con l'estero e degli interventi straordinari nel Mezzogiorno; inoltre, una rappresentanza delle Regioni, e il Ragioniere Generale dello Stato.
Come mai si è deciso di mettere in piedi questo nuovo organismo operativo, che va ad aggiungersi ai già numerosi comitati interministeriali inseriti in tutti i gangli della pubblica amministrazione italiana? L'iniziativa è partita dal ministero degli Esteri, allarmato (a quanto pare) dall'inefficienza dimostrata a Più riprese dalla macchina burocratica italiana nell'amministrare i flussi di denaro che corrono (o si bloccano, o addirittura cadono in prescrizione) fra il nostro paese e la Comunità Economica Europea. Oggi, si afferma al dicastero degli Esteri, viviamo in una situazione davvero paradossale. Abbiamo detto agli altri paesi che, se non ci daranno grossi aiuti finanziari, non potremo tenere il passo con loro, appena diventeranno operativi gli accordi raggiunti da poco tempo per la politica monetaria europea, che prevedono cambi tenuti stretti nel cosiddetto " serpente ". A tutt'oggi, però, non solo non siamo in grado di valutare bene che cosa dobbiamo chiedere, ma non riusciamo neppure a drenare i quattrini che ci sono messi a disposizione e a spendere quelli che ci arrivano.
La parola alle cifre: al ministero degli Esteri calcolano in millecinquecento miliardi di lire il complesso degli stanziamenti effettuati dalla Comunità economica europea in favore del nostro paese, e in modo particolare in favore delle regioni meridionali, che non sono stati ancora utilizzati: e si ritiene, non a torto, che questa situazione debba essere sbloccata al più presto.
Come potrà operare il nuovo comitato interministeriale, e che cosa dovrà fare con urgenza, per raggiungere gli obiettivi per i quali è stato formato? La risposta è semplice: prima di tutto, dovrà tracciare un bilancio completo delle voci "dare " e "avere " che riguardano i rapporti Italia-Comunità economica europea, ricostruendo in tutti i dettagli l'andamento di ciascuna voce e cercando di analizzare quali effetti reali abbiano avuto sull'economia italiana e su quella meridionale i provvedimenti adottati dalla Comunità. Sapere esattamente dove perdiamo e dove guadagniamo nel nostro rapporto con gli uffici e gli organi comunitari ci serve soprattutto per impostare in modo più organico ed efficiente le trattative dei prossimi anni.
E questo è, diciamo così, l'obiettivo generale. Ma il fine ultimo dei promotori del nuovo comitato interministeriale, in realtà, è ben più ambizioso. Secondo i progetti a breve e a medio termine, al nuovo organismo dovrebbe spettare il non facile compito di snellire le procedure e di accelerare i tempi di utilizzazione degli aiuti finanziari che provengono dalla capitale belga. Ma in che modo? Rispondono i responsabili del comitato interministeriale: concentrando tutti i fondi provenienti da Bruxelles in un unico fondo da costituire presso il ministero del Tesoro. Questo fondo globale dovrebbe funzionare da cassa per le amministrazioni che ne sono direttamente interessate.


In questi tempi, in modo particolare per le Regioni, ottenere l'erogazione dei contributi della Comunità economica europea in favore dell'agricoltura e della formazione professionale dei lavoratori è un'impresa piuttosto ardua. Complicazioni procedurali, incroci di competenze e la proverbiale inefficienza della burocrazia sono tali che, proprio perché sono convinte di non riuscire ad ottenere con la dovuta tempestività gli aiuti comunitari, molte regioni italiane, e quasi la maggioranza di quelle del Mezzogiorno, rinunciano addirittura a mettere in cantiere progetti che potrebbero beneficiare del sostegno della Cee.
Con il fondo, invece, che in ultima analisi dovrebbe funzionare come una specie di polmone finanziario, i finanziamenti previsti potrebbero essere anticipati alle Regioni, in attesa del rimborso proveniente dalla Comunità economica europea una volta avviati i progetti e i programmi da realizzare.
Con questo meccanismo (almeno, così calcolano al dicastero degli Esteri), almeno seicento miliardi di lire all'anno di contributi della Comunità economica europea potrebbero essere " scongelati ". Un buon affare, e soprattutto un'occasione da non perdere per quel che riguarda le regioni meridionali, che in fondo sono le destinatarie principali dei fondi messi a disposizione dagli uffici comunitari. Da ora in poi, dunque, Bruxelles avrà una specie di interlocutore unico per tutte le operazioni previste per il nostro paese: un interlocutore che, già in precedenza, e con la necessaria tempestività, avrà articolato gli obiettivi di spesa, anticipandone i mezzi e gli strumenti finanziari. L'unico modo possibile, per non perdere una sola battuta, come del resto fanno paesi più ricchi del nostro, dalla Germania federale alla Francia e all'Olanda.


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