Crisi con possibili vantaggi




Francesco Forte



Le vicende monetarie internazionali delle settimane scorse rispondono a una specie di tradizione: quella delle crisi valutarie di Ferragosto. Tuttavia, il sistema monetario mondiale sta migliorando, sebbene questa mia affermazione possa apparire paradossale.
Infatti, esso adesso opera con cambi flessibili, quindi le quotazioni delle varie monete si muovono, nei loro reciproci rapporti, tenendo conto dei differenti andamenti delle varie economie e della diversa domanda e offerta delle loro merci e delle loro valute. Questa è inversa alla prima: chi importa molte merci, dato ciò, offre molto la propria valuta; e chi esporta molto, riceve, a causa dì ciò, molte offerte di valuta altrui. Tale regime di cambi flessibili consente maggiore elasticità di funzionamento al sistema economico internazionale.
D'altra parte, l'ascesa del marco tedesco e il buon funzionamento del serpente monetario europeo che esso coordina, (franco belga, fiorino olandese, le tre corone scandinave, scellino austriaco), consentono al marco di guadagnare sempre più terreno come moneta di riserva liquida degli operatori economici. Il franco svizzero sta pure togliendo al dollaro alcune sue funzioni di valuta intermediaria internazionale e può allentare la sua relazione con il dollaro, nella misura in cui le banche svizzere si coordinano sempre più con gli operatori europei.
Insomma, in questo momento non é in crisi il sistema monetario internazionale, ma la supremazia monetaria del dollaro che si era sviluppata negli anni Sessanta in modo abnorme, (anche per il declino della sterlina), e che aveva ricevuto una artificiale gonfiatura, con il rialzo del prezzo del petrolio, che aveva portato a formare enormi riserve in dollari da parte dei paesi esportatori di petrolio.
Il posto lasciato vacante, per forza di cose, dall'oro (che è una merce con caratteri fortemente speculativi) era stato preso dal dollaro. E ciò non è stato di vantaggio a nessuno. Ora vi è lo sgonfiamento di tale conquista: Carter ha questa pesante eredità.
Accanto alla grana del dollaro, egli ha quella dell'auto. Gli Stati Uniti spendono una cifra abnorme in importazione di petrolio, pur essendone anche produttori. Per migliorare la bilancia dei pagamenti, debbono limitare tale consumo, che in larga misura dipende dai tipi di motori delle auto americane e dal fatto che le famiglie, come seconda auto, tengono non una vetturetta, ma un macchinone usato.
Ma la tassazione del petrolio da parte degli Stati Uniti favorirà il mercato delle utilitarie: quindi le case giapponesi ed europee, contro quelle statunitensi. E' in questo problema che ora gli Stati Uniti dovranno destreggiarsi.
Dato questo, è da prevedere che il dollaro si indebolirà ancora, anche se ci saranno vari tira e molla e se saranno prese delle mezze misure per evitarne una eccessiva caduta. In Italia stanno guadagnando quei numerosi operatori che si sono indebitati in dollari sui mercati finanziari internazionali e che possono pagare gli interessi e rimborsare i prestiti spendendo meno lire del previsto. Ci perdono invece coloro che si sono impegnati in investimenti internazionali e contratti di esportazione a lungo termine fissati in dollari. Naturalmente, gioiscono coloro che vengono pagati con valute europee per le loro esportazioni: perché, in, lire, incassano di più. La Banca d'Italia, se accumula ampie riserve in dollari, non fa un buon affare. E' meglio avere una ripresa economica più robusta, che ci porta meno scorte in dollari, ma più posti di lavoro.
Mi auguro che, almeno ora, ci si renda conto che la vicenda monetaria internazionale può agevolare la scelta della linea dell'espansione economica, perché la liquidità monetaria internazionale rimarrà abbondante: la Repubblica Federale Tedesca e la Svizzera hanno interesse a non far scarseggiare le loro monete, per evitarne un'eccessiva rivalutazione, e gli Stati Uniti non sembrano propensi a tirar subito i remi in barca. Insomma, l'Italia, al riparo dalla bufera monetaria internazionale, ha ora soprattutto il compito di scegliere come fare, per trarre dalla situazione monetaria, finalmente, qualche vantaggio.

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