E dal martello spuntò l'arte




Paola Salvatori



Ferro battuto, rame sbalzato, cestineria, ceramiche, terrecotte, cartapesta, ricami e tessuti: dalle mani di umili, sapienti artigiani nasce nel Salento, sulla memoria e sulle tradizioni codificate dagli usi popolari, un paesaggio artistico minore, oggi rivalutato dalla ricerca della cultura spontanea.

Si dice che in Brianza sopravvivano solo tre dei numerosi telai con i quali è possibile tessere la seta con la cimasa: con questi telai superstiti si realizzano ombrelli famosi nel mondo. Spariti, sarà morta un'" arte ", e la catena di montaggio - che tutto appiattisce e uniforma - farà dimenticare ben presto gli epigoni di una tradizione locale famosa - una volta - nel mondo. Che dire, dunque, dei telai salentini, con i quali si son creati tessuti pregevolissimi, e lenzuola d'un candore abbagliante, e coperte e tovaglie e asciugamani e capi di biancheria (dalle fasce per neonati alle " trapunte ") che affollano di ricordi la nostra vita? Dove sono tre telai salentini? Fu, quella della tessitura, arte regina delle nostre case e dei nostri vichi; del lino, della canapa e del cotone (preziosi elementi al confronto con l'umile " bambagia ") percepiamo a volte l'odore, in un illusorio ritorno alla fanciullezza. E " dote da telaio " significò sempre dote ricca, per pochi capi che avesse.
Artigianato d'arte. Lo fu la cestineria, colme lo furono le terrecotte e la ceramica, che ancora oggi sopravvivono, anzi riemergono come da un loro Medioevo: si ricercano forme, decorazioni, in uso nel passato, poi relegate nell'abbandono perché " volgari ", cioè contadine.
Si riscoprono: e so di un pittore che non è ritenuto grande, ma massimo, in Italia e nel mondo, che va ogni tanto a Cutrofiano a rapinar piatti e motivi di decorazione, che poi finiscono all'asta da Christie's.
Artigianato d'arte il ricamo: chi non ha un ricordo legato al domestico " tombolo ", al paziente intreccio di fili e di spilli, dal quale nascevano, come dal mare i disegni di schiuma, trine e merletti di delicatissima fattura? Più tenace degli altri, forse, il ricamo ha resistito, in Salento, e si è fatto, in non pochi casi, purtroppo, occasione di " lavoro nero ": incettato a quattro soldi, rivenduto a cifre da vertigine, per la durissima legge della fame, cui fa da contrappunto la fredda legge del racket. Da poco sono sorti centri di ricamo gestiti secondo le norme della imprenditorialità. Non li ho visitati, non so se le macchine abbiano sostituito le mani, se l'elaborazione meccanica abbia soppiantato la fantasia che fu di mia nonna e di migliaia di donne salentine. Ma ho motivo di dubitare che possa essere così.
Raramente fu " arte " la cartapesta: nobile artigianato, questo sì. Ma quasi sempre arte fu il ferro battuto. Non solo quello del Calò, maestro di fucina; ma anche quello, degli umili battitori " di forgia", prima che la fiamma ossidrica avesse il sopravvento. Il Salento fiorì di ferro battuto: nelle finestre e nei balconi, nelle terrazze, nei cancelli, negli " archi " di sostegno delle " trozzelle " per i pozzi dì cortile e di campagna, nelle norie ai confini con la Terra di Bari, nelle decorazioni sui portoni delle case patrizie e borghesi: il ferro ha dominato la nostra civiltà. Solo, unito al rame sbalzato, (altra forma d'arte che va riprendendo vigore), impastato con il legno o con la pietra. Fu lampadario e aratro, statua e fontana d'acqua accanto al bronzo monumentale, colmò la nostra vita di povero popolo periferico che dalla terra traeva intelligenza e cultura, arte e pane: si dice che tre parole possiedano nel pieno i popoli poveri: uomo grano e ferro. In queste tre parole può sintetizzarsi la nostra tradizione.
Arte spontanea, come spontanea fu l'architettura all'interno della quale, nel corso dei millenni, si è espressa: frutto di esigenze essenziali, sicché semplice fu il giuoco creativo, e scarno quasi quanto i dipinti e i graffiti tutti nostri dei cunicoli di Porto Badisco, arricchiti poi dalla sapiente cultura "greca". Che fu, e resta, ancora oggi, pur se sconfitta nella lingua e negli usi, radice e proiezione del nostro pensiero.


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