Oggi non si parla
più soltanto di monaci e di conventi, ma anche di insediamenti
civili risalenti alla civiltà rupestre che, nella nostra regione,
è in buona parte da scoprire. Necessaria un'accurata catalogazione
delle stazioni abitative delle aree interne e delle spelonche marine.
Abbiamo sempre parlato
di monaci basiliani, di microscopici conventi scavati nel tufo o costruiti
in piccole chiese di campagna, isolate, quasi sperdute, tramandateci
dopo le persecuzioni iconoclaste. E certamente questo è uno degli
aspetti salienti della storia e della tradizione religiosa pugliesi.
Protesa com'è nel Mediterraneo, la penisola salentina era un
ponte d'attracco naturale, che nello stesso tempo, collegava e isolava;
Grecia, Egitto e Vicino Oriente erano nello stesso tempo vicini e lontani.
Rifugio più sicuro, e centro di irradiazione più perfetto
non era facilmente a portata di mano: Salento e penisola calabrese furono
due fulcri di questa storia e di questa cultura. E per decenni gli studiosi
ne hanno subìto la suggestiva bellezza: si pensi al fascino,
a volte miracoloso, degli affreschi delle chiese ipogeiche. Poi, come
ipotesi di lavoro dapprima, e in seguito con maggiore accuratezza e
con le documentazioni raccolte con accanita pazienza, ha avuto inizio
il processo di revisione che ha condotto ad una conoscenza più
ampia, risalendo dalle cripte basiliane alla civiltà rupestre.
E' stata una specie di rivoluzione copernicana: non si è parlato
più soltanto di monaci e di cripte, di conventi e di cenobi,
di luoghi di rifugio e di preghiera; bensì di insediamenti civili,
di aree di raccolta di uomini, di famiglie, di gruppi che insieme vivevano
e insieme si difendevano. D'altra parte, la serie di scavi e di scoperte
effettuate negli ultimi decenni difficilmente poteva far reggere l'ipotesi
di tanti rifugi basiliani concentrati nella stessa area: era evidente
l'uso " laico " delle grotte riportate alla luce. Da questa
intuizione, le nuove ricerche storiche, confortate col passare degli
anni dal ritrovamento di analoghi " recinti " nei quali si
sviluppò la nostra civiltà rupestre. I fianchi scoscesi
delle gravine, gli strettissimi solchi, le rughe che segnano in profondità
il terreno calcareo e tufaceo degli altopiani pugliesi e sui cui bordi
spesso ancora oggi si trovano gli abitati moderni, sono traforati da
centinaia, forse da migliaia di grotte artificiali, compattamente riunite
in complessi urbanistici organici, dotati di spiccata fisionomia e di
completa viabilità interna, formata sia da sentieri orizzontali
poggiati sulle cengie calcaree, sia da collegamenti verticali, ottenuti
scavando migliaia di gradini nella roccia. L'effetto è affascinante
e nello stesso tempo grandioso, anche dove le frane e gli smottamenti
(oltre alle rovine dovute all'incuria o alla perfidia dell'uomo) hanno
parzialmente modificato l'originaria struttura paesaggistica.
Ovviamente, questo cambiamento di prospettiva ha avuto come logica conseguenza
un radicale mutamento di metodo negli studi, perché ora si è
costretti ad affrontare un problema storico di portata generale, e non
a scrivere un altro capitolo di storia o di arte bizantina, concentrando
l'attenzione sulla globalità e complessità della civiltà
rupestre, nata da una qualche esigenza ancora in buona o in massima
parte sconosciuta, di cui il fenomeno artistico, sebbene rilevantissimo
tanto per il numero quanto per la qualità degli affreschi contenuti
negli edifici culturali, è indubbiamente soltanto una parte.
Di qui, fra l'altro, la necessità di una accurata catalogazione,
condotta sui luoghi e attraverso gli studi effettuati da ricercatori
locali, quasi sempre di notevole valore. C'è tutto un patrimonio
da scoprire, nel Salento e nella Puglia, come c'è una analoga
geografia rupestre da valorizzare nelle regioni vicine (Basilicata e
Calabria): un " unicuum " che forma di per sé un incantevole
itinerario: valido per gli studiosi, per chi ama storia e tradizioni
della propria terra, per chi vuole proporre un turismo che non sia solo
consumistico e vuoto, ma arricchisca e lasci più di qualcosa,
" dentro ".
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