Il ruolo del sistema creditizio




Francesco Parrillo



Mai, come in occasione dell'ultima assemblea della Banca d'Italia la voce del Governatore si è levata in difesa dei princìpi originali, dei valori ortodossi, degli obiettivi propri del sistema creditizio; egli ha preso Posizione contro ogni confusione di ruoli che minaccia di dequalificare e ridurre la forza propulsiva dell'attività bancaria nei confronti dell'economia.
E' una puntualizzazione ufficiale del pensiero della Banca Centrale in un momento in cui la funzionalità e l'adeguatezza dell'esistente struttura è soggetta ad un ampio dibattito teorico e ad una serrata critica, non scevra da artifici polemici.
Sviluppando argomenti già emersi nella precedente relazione, il prof. Baffi ha compiuto una rigorosa analisi degli effetti che misure di tipo coercitivo hanno nei riguardi della concorrenza e della allocazione delle risorse.
Il vincolo di portafoglio presenta "il duplice inconveniente di condurre all'uniformità le strutture degli attivi bancari" e di "esasperare il carattere di monocultura assunto dalle attività finanziarie delle imprese e delle famiglie", spostando il classamento dei titoli dal pubblico alle aziende di credito.
Il massimale nell'erogazione dei crediti, d'altronde, aggrava le conseguenze distorsive "congelando le quote di partecipazione delle singole banche nel mercato degli impieghi creditizi". Nel tempo, i limiti amministrativi si mostrano in contrasto con l'obiettivo dell'efficienza dell'intermediazione, ritenendosi il mercato in grado di condurre ad luna migliore distribuzione delle risorse.
Ne discende, come precetto di politica creditizia, l'opportunità di liberare la banca dai "condizionamenti impropri" e dai "troppi obblighi" di cui le si vuole far carico; opportunità, ha ricordato il Governatore, che potrà verificarsi con il "recupero di più duraturi equilibri negli assetti fondamentali della nostra economia". In altre parole, l'inosservanza nella condotta della politica economica di regole compatibili con la stabilità monetaria altera il quadro in cui le istituzioni creditizie operano ed impone alle autorità di agire per ristabilire quella compatibilità mediante interventi coercitivi.
La riduzione della libertà di scelta delle aziende di credito è, quindi, un fenomeno in stretta connessione con l'esistenza di cause di disturbo reali e monetarie che affliggono il sistema. Si è giunti, peraltro, ad un "punto critico", oltre il quale il ricorso a "lacci e laccioli" si rivela antitetico alle finalità perseguite, contribuendo ad aggravare, non già a risolvere, talune carenze del comparto creditizio.
La dottrina ha ampiamente dimostrato che la misura di portafoglio si rivela incoerente con il target di assicurare una maggiore stabilità dei mercati ed una migliore destinazione dei flussi finanziari a sostegno degli investimenti se non si frena la crescita del disavanzo del settore pubblico. E' stato rilevato, altresì, che l'introduzione di vincoli obbligatori, nel tentativo di calmierare i saggi a lunga, produce un eccesso di domanda di credito che si scarica nel breve termine, con la conseguente lievitazione dei tassi.
La teoria ha dedicato altrettanta attenzione alle conseguenze che i vincoli hanno sulla capacità di offerta del credito delle banche. E' stato osservato come l'imposizione di limiti alla scelta dia luogo ad inefficienze con la relativa riduzione del volume di attività delle aziende di credito ed un aumento del divario tra tassi attivi e passivi. Si è fatto ripetutamente richiamo, inoltre, alla perdita di flessibilità della gestione bancaria e si è ribadito piú volte che la misura crea uno sfasamento tra remunerazione di larga parte del credito concesso e costo di acquisizione dei depositi, con ovvi riflessi sulla redditività e solidità patrimoniale delle aziende intermediatrici. La rigidità nel rendimento di parte dell'attivo mal si concilia. quindi, con la variabilità del costo della provvista.
In questa ottica, e, tenuto conto che le banche hanno "il 45% dei depositi bloccato dagli obblighi di riserva e dal vincolo di portafoglio'', il Governatore ha osservato che il consolidamento forzoso dei crediti verso le imprese avrebbe grosse ripercussioni sulla operatività del sistema. Egli ha riaffermato che non vi deve essere un legame diretto tra banca ed industrie: il compito del momento è quello di "ricondurre i rapporti ad una normalità che di fatto è stata alterata" con pregiudizio per le aziende bancarie.
Nessun "salvataggio indiscriminato", preludio di "un naufragio per tutti", ma interventi da attuarsi nell'ambito di un programma di risanamento e rilancio dell'economia in cui abbia spazio la libera opzione del banchiere. Precorrere la strada del consolidamento forzoso o della tasformazione di debiti in partecipazioni non avrebbe altro effetto che deresponsabilizzare gli amministratori, dequalificandone la funzione, ed indebolire le banche senza risolvere il problema di un adeguato mix patrimoniale delle aziende. Piena concordanza di giudizio, pertanto, con quanti sostengono essere le attuali difficoltà finanziarie delle imprese un riflesso di problemi reali e non conseguenza di una struttura creditizia "obsoleta e predatrice".
Riaffermata l'esigenza di una revisione della normativa tributaria sul capitale di rischio, il Governatore ha formulato proposte per agevolare, tramite l'assistenza del sistema bancario, l'ampliamento del capitale proprio delle unità produttive nel rispetto di una rigida distinzione di competenze; deve esistere, ha affermato il prof. Baffi, un "diaframma" fra la gestione degli intermediari creditizi e quella delle imprese. Le modalità di intervento e di supporto del comparto bancario possono essere le più diverse, ma deve trattarsi di impegni temporanei, volontari e condizionati a specifici adempimienti del debitore in un contesto segnato dalla distinzione dei ruoli e dalla "neutralità" degli ordinamenti.
E' questo il tema della ripartizione del credito tra la sfera privata e pubblica dell'economia, nonché della valutazione del rischio da parte del prestatore, influenzato dalla consapevolezza che il richiedente pubblico "dispone del potere di imporre tributi e di battere moneta". Nell'attesa che la `neutralità venga realizzata, o almeno approssimata", il Governatore ha auspicato che il sistema sappia correggere "per la sua parte le presenti distorsioni, evitando che, nella concessione del credito, assuma rilievo prevalente l'assetto proprietario dell'azienda o dell'ente debitore.
Connesso alla sfera finanziaria dell'impresa, i cui problemi, d'altronde, non trovano soluzione operando solo sui saggi d'interesse, e quello del costo del denaro.
Il livello dei tassi è correttamente collegato al ritmo del degrado monetario, essendo incompatibile con l'equilibrio interno ed estero una discrasia tra l'andamento dei due fenomeni. Pertanto un "ritocco verso il basso" non potrà aversi che in modo sincrono alla dinamica dei rendimenti negli altri paesi ed alla caduta del tasso d'inflazione. Proprio l'aumento dei saggi ha rafforzato, nel corso del 1916, l'efficacia della manovra monetaria, scoraggiando, secondo gli insegnamenti ortodossi della dottrina, la speculazione e l'impiego delle risorse in beni rifugio e garantendo, per contro, un buon afflusso di valuta estera.
La proposta di un'azione ribassista con un intervento sui saggi bancari passivi e, in particolare, il divieto di corrispondere un frutto sul c/c, vanno esaminati con cautela, giacché simili misure "mortificherebbero" la concorrenza, "favorirebbero" una fissazione dei prezzi non adeguata ai costi e una "penalizzazione" del piccolo risparmio. Il Governatore ha sostenuto, peraltro, l'opportunità di arricchire il mercato finanziario con l'introduzione di nuovi strumenti in grado di ampliare il ventaglio delle opzioni offerte ai risparmiatori, in presenza di un elevato grado di erosione monetaria. L'obiettivo da perseguire: rendere più flessibile il tasso nominale a lungo termine, premessa necessaria per ridurre le incertezze sulle condizioni reali del prestito e favorire, di conseguenza, gli investimenti reali.
E' lasciata al "talento ed alla sensibilità" degli emittenti la scelta dei tipi più rispondenti alle esigenze ad una indicizzazione limitata al settore dei mutui fondiari, proponendo prestiti a tasso variabile per crediti ai settori industriali e commerciali.
L'orientamento della Banca d'Italia in merito alla politica degli sportelli ed alla concorrenza bancaria è espresso nella parte finale delle considerazioni. No ad una liberalizzazione completa. fonte di oneri "aggiuntivi" per le aziende di credito e la clientela, sì al rafforzamento del mercato, anche in ottemperanza alle richieste comunitarie; infine, "moderato aumento" degli sportelli per favorire il consolidamento dimensionale del sistema.
A conclusione di queste brevi note, è d'obbligo sottolineare il rigore e la completezza del quadro diagnostico tracciato nella relazione, nonché la coerenza e l'efficacia delle terapie proposte ispirate non già ad "una esasperata ortodossia manchesteriana" e "ad una difesa d'ufficio del sistema creditizio", ma all'esigenza primaria di mantenere e rafforzare la sicurezza nella struttura bancaria, autentico pilastro della nostra economia.
Diagnosi e terapie che sono pienamente condivise, giacche corrispondono alle tesi ripetutamente sostenute da noi. E' sufficiente ricordare le nostre affermazioni sulla difficoltà di salvaguardare il carattere tipico dell'operare delle aziende di credito e l'impossibilità di migliorare l'efficienza dell'intermediazione se si irrigidisce il mercato vincolandolo a comportamenti obbligati. Sotto stati ripetutamente sottolineati i pericoli insiti in proposte che mirano a trasformare la banca in una sorta di riparatore delle perdite del sistema industriale. E' stato più volte ammonito di non distruggere la fiducia del risparmiatore ed è Stato auspicato un recupero delle facoltà discrezionali, di flessibilità di manovra della professionalità del sistemo creditizio.
Su questa problematica, così delicata e vitale si è espresso con chiarezza il Governatore per ribadire la validità di principi sanciti nella legge bancaria del 1936 e riaffermare il rispetto di quei valori di autonomia ed efficienza che sono alla base del sistema in cui viviamo.
La speranza è che le esortazioni e le indicazioni contenute nella relazione possano tradursi in coerenti azioni di politica creditizia in un quadro di stretta e leale collaborazione. secondo le proprie competenze, tra autorità monetarie ed aziende di credito, queste ed il settore produttivo, dovendosi giudicare la bontà di una tale collaborazione non malgrado, ma a motivo della responsabile autonomia del sistema bancario, la cui "credibilità si pone come un interesse generale prioritario".


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