Una moneta europea per l'unita economica




Gaetano Stammati



Nelle presenti condizioni della Comunità europea, parlar e di rilancio dell'unione economica e monetaria può apparire piuttosto come una manifestazione di fiducia, alimentata da generosi ma utopistici sentimenti di europeismo, anziché come una razionale volontà politica, fondata su meditate linee di ragionamento e di logiche previsioni circa l'evoluzione futura del nostro continente.
In tale clima di incertezza si profila un elemento nuovo, il quale potrebbe consentire una inversione di tendenza. E' possibile vivificare le speranze nell'auspicato rilancio dell'unione economica e monetaria. Questo fatto nuovo è costituito dalle prossime elezioni per il Parlamento europeo, previste per la futura primavera.
L'importanza di tali elezioni non può essere messa in dubbio. esse sanciranno il passaggio del processo di integrazione dalla fase diplomatica alla fase democratica, con la partecipazione diretta dei cittadini.
Sul terreno dei fatti economici diviene finalmente realistico pensare al rilancio dell'unione come mezzo per superare la crisi economica e la situazione di stallo in cui si trova la Comunità.
Nella crisi che in forme diverse, e più o meno apertamente, interessa i paesi della Comunità, è necessario, infatti, che i problemi che ne conseguono siano risolti in termini europei. Le politiche di risanamento, ad esempio, che si stanno attuando in Gran Bretagna, in Francia, e nel nostro Paese, debbono essere portate
avanti come un contributo per il ristabilimento tempestivo dei presupposti necessari per rilanciare l'unione economica e monetaria. Al contrario, se tali politiche continueranno ad essere pensate in termini esclusivamente nazionali, diventerebbe irreversibile la caduta verso forme sempre più gravi di protezionismo.
E l'impegno del nostro governo nella strategia di risanamento economico è teso proprio nel senso europeistico.
Se si riflette sull'essenza dei problemi con i quali il nostro paese deve misurarsi, è facile dedurne che la prospettiva del rilancio dell'unione economica e monetaria della Comunità è suscettibile di agevolare l'adozione del complesso di provvedimenti atti a favorire il superamento delle presenti angustie.
E' comunemente ammessa dalle forze politiche, economiche e sociali l'assoluta priorità che deve essere data, nel quadro della politica economica del nostro paese, alla lotta contro l'inflazione, intesa come causa di alterazione nella struttura dei prezzi, di antieconomica allocazione delle risorse, di crescente disoccupazione. La possibilità di calare il piano del governo italiano, come quello degli altri paesi, in un sistema comune europeo, renderebbe più credibile e più rigoroso il programma di "rientro" del tasso d'inflazione, e più sopportabili i costi, in termini di sacri-fici generalizzati, che esso comporta.
La formazione di partiti e di programmi europei non solo costituisce la premessa politica per la soluzione dei problemi economici degli Stati della Cee, e quindi anche dei più "deboli", ma, trasferendo a livello comunitario la sovranità monetaria, si porrebbe l'Europa in una posizione nuova e più forte, nel quadro mondiale: i rapporti economici con gli Stati Uniti, con l'Unione Sovietica e con i paesi in via di sviluppo, produttori e non produttori di prodotti petroliferi, si svilupperebbero lungo linee diverse dalle attuali e più favorevoli al nostro continente.
Perché l'Europa possa essere un soggetto attivo in questa fitta rete di rapporti economici, perché possa tutelare i propri interessi e contribuire alla ricerca di una soluzione più evolutiva, è necessario che essa si ponga in condizioni di agire come una entità unitaria, ma ciò richiede, di nuovo, che si pervenga ad una effettiva e profonda convergenza delle politiche nazionali, una convergenza che solo la realizzazione graduata, ma continua e risoluta, dell'unione economica e monetaria può garantire.
Una risposta europea alla sfida derivante dai problemi che nascono da una profonda evoluzione nei rapporti internazionali fra paesi di nuova ed antica indipendenza può scaturire solo dal conseguimento dell'unità economica e politica del nostro continente. E solo la creazione di una Unione Economica e Monetaria europea può in medio termine risolvere la crisi strutturate del sistema monetario internazionale, permettendo che il dollaro sia affiancato da una moneta europea, come strumento di riserva.
In questo modo, l'onere di finanziare il commercio internazionale si ripartirebbe tanto sull'economia statunitense quanto sull'economia europea, permettendo il funzionamento stabile ed equilibrato del sistema monetario. Ciò consentirebbe il ritorno ad un regime di parità fisse nel sistema monetario internazionale, un regime che, a mio avviso e sulla base dell'esperienza degli ultimi anni, è la condizione indispensabile per la crescita ordinata del commercio internazionale, a sua volta Premessa di sviluppo mondiale.
Luigi Einaudi, spirito illuminato e per tanti aspetti precursore, ha detto: "La necessità di unificare l'Europa è evidente. Gli Stati sono polvere senza sostanza. Solo l'unione può farli durare. Il problema non è fra l'indipendenza e l'unione. E' fra l'esistere e lo scomparire".
Occorre per questo una forte volontà politica che superi i vecchi schemi e le vecchie concezioni, nobili, ma anguste di fronte alla mutata concezione dei problemi.
Il Movimento Federalista, nel suo appello europeo agli italiani, ci ha ricordato che l'Europa è la via della ragione. In questa ora grave, nella quale la razionalità sembra di nuovo travolta, spetta alimentare la nostra fede nell'avvenire della Cee e dell'Europa con la forza della logica e del ragionamento.

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