§ IL CORSIVO

I conti di tutti




Sergio Zavoli



Mentre a Bologna, e poi a Roma, squadre di teppisti mettevano a soqquadro intere zone della città e l'animo di tutto il Paese veniva sconvolto dall'apparire di una nuova violenza; mentre era messa in discussione la capacità dello Stato di far rispettare le leggi e larghe porzioni di opinione pubblica si chiedevano quant'è decaduto, nella vita collettiva, il senso della convivenza civile; mentre dall'inquietudine generale discendevano amari giudizi sul progressivo degradarsi delle qualità civili e delle responsabilità morali; mentre si concludeva che la perdita o l'affievolirsi di troppi valori ha ormai prodotto un vischioso sentimento d'impunità; mentre questo ed altro si pensava e si diceva in ogni angolo della nazione, in un paesino del Mezzogiorno, Cava dei Tirreni, accadeva un fatto piccolissimo in sé, ma in qualche modo emblematico: una giovane "vigilessa" di fresca nomina - Giusy Rinaldi, ventiquattro anni - multava sua madre, rea di ben poco, e tra lo stupore e persino la riprovazione di arte della cittadinanza pretendeva che la "pratica" avesse il suo legittimo corso.
Ciò avveniva all'interno di quella realtà meridionale che - ancora afflitta da mille mali, abituata a subire il sopruso, avvezza alla sopportazione e spesso incline a risarcirsi con qualche spallata a una legge di cui vede più l'aspetto esigente che quello protettivo - passa per essere l'esempio di ciò che possono produrre la rassegnazione, il qualunquismo e la disobbedienza.
La "vigilessa" che, con un taccuino in mano, fa ordine come può fra le case del suo paese, ha una cosa semplice, ma fondamentale, da insegnarci; i diritti della comunità si rispettano cominciando dal dovere personale. Come dire; ciascuno spazzi davanti alla propria porta e tutta la città sarà pulita.
E' davvero un'impresa impossibile quella di impegnarsi ciascuno nel proprio, respingendo l'alibi del disinteresse altrui?
Stiamo vivendo una contraddizione grave; pretendiamo, cioè, che tutto "funzioni" al di fuori di noi e regoliamo il nostro passo sulle offese ricevute, senza capire che continuando a delegare il "funzionario" ad agire per nostro conto non potremo poi lagnarci se il "funzionamento" ci troverà poco o per nulla d'accordo.
Certo, l'autorità sta sopra, e ha il dovere di essere migliore di noi; ma come lamentarne le degenerazioni - l'autoritarismo o la debolezza - se con la nostra assenza o, peggio, con la nostra ostilità, le consentiamo d'essere tutto fuorché "autorevole"? Quella "vigilessa" di Cava dei Tirreni, guardata come un marziano perché multa sua madre, ci dice, simbolicamente, che devono quadrare anche i nostri quando, a buon diritto, chiediamo i conti degli altri.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000