L'espansione
dell'indebitamento a breve per comuni e province e gli utili netti della
Cassa Depositi e Prestiti. - La ripartizione territoriale.
1. "La condizione economica e finanziaria e quindi sociale e politica
degli enti locali è di tale gravità da porsi come un elemento
di emergenza nazionale... Comuni, province, e regioni sottolineano pertanto
che senza un nuovo assetto istituzionale delle autonomie e senza il
risanamento della finanza pubblica locale non si assicura lo sviluppo
democratico del Paese...
Il risanamento postula iniziative di orientamento di condotta politica
e di legge, volte ad affermare una scelta poggiata su: una rigida politica
di selezione degli obbiettivi dell'intervento pubblico e della spesa
relativa; una politica programmata e partecipata delle entrate; una
utilizzazione del credito, quale elemento che governa il risanamento."
Ho ritenuto opportuno stralciare queste indicazioni dal documento approvato
a conclusione del Convegno degli assessori alle finanze, organizzato
a Viareggio dall'A. N. C. I., cercando di sviluppare, da questa e da
altre fonti, la parte riguardante il credito. Dal convegno sono emerse
concrete indicazioni di riforma. Scopo delle presenti note è,
però, solo quello di esporre con l'ausilio di dati, (Bilanci
regionali, provinciali e comunali, pubblicati dall'ISTAT; relazioni
annuali della Banca d'Italia - tavole: attività e passività
del paese, sez. Enti territoriali), la condizione di indebitamento degli
enti locali territoriali (province e comuni), considerando anche che
il carattere "numerologico" di questa e altre ricerche (1)
consente già di individuare spunti interpretativi "implicanti
linee di correzione istituzionale".
Considero importante chiarire anche che, se l'accento posto sulla consistenza
dell'indebitamento degli, enti locali permette di sintetizzare la stato
di crisi della finanza locale, è pur vero che, come nota la ricerca
di cui alla nota (1), "alla misurazione più o meno appropriata
di questa grandezza non si accompagna solitamente una scomposizione
dell'indebitamento locale nelle sue varie componenti", se non per
quella summa divisio costituita indebitamento a lungo e breve termine,
cui spesso nella pubblicistica si riferiscono rispettivamente il cosiddetto
indebitamento fisiologico (leggi: investimenti in opere pubbliche e
infrastrutture sociali) e l'indebitamento cosiddetto patololgico (mutui
ad integrazione dei bilanci).
Secondo stime recenti (v. nota 1) l'indebitamento complessivo degli
enti locali (comuni e province) è passato nel periodo '63/'73
da 2.806 a 13.949 miliardi, con un aumento di circa cinque volte, che
corrisponde ad un tasso di incremento medio annuale del 17,6%, l'indebitamento
a breve, in particolare, è passato dal 4,7% al 17,6%; il finanziamento
a lungo da parte di aziende di credito, istituti speciali, istituti
di previdenza e di assicurazione, è sceso dal 42% al 34%, e sembra
pure diminuita la consistenza dei finanziamenti dell'Amministrazione
Centrale (essenzialmente cassa DD. PP.) da cui proveniva nel '73 il
46,7% dei finanziamenti contro il 52,7% dell'anno base.
Per gli anni '74 e '75 la stima totale è di 23.321,6 miliardi
al 31/12 del '75 (fonte: Lega per le autonomie); mentre la situazione
più aggiornata sarebbe, secondo la stessa fonte, di un indebitamento
complessivo così ripartito:
A fronte di questi
dati, che evidenziano tra l'altro la prepotente espansione dell'indebitamento
a breve, (va tra l'altro detto che gli enti locali, hanno usufruito
nel '73 del 7% di tutte le erogazioni a breve effettuate dalle aziende
di credito, contro l'1,1% del '63), stanno gli utili netti conseguiti
dalla Cassa DD. PP. nel decennio '63/'72 e che qui riporto nella loro
ripartizione (in miliardi).
Dalla lettura della tabella che segue si ricava inoltre che, dal '70
in poi, oltre la metà delle concessioni della Cassa DD.PP. riguarda
mutui ad integrazione dei bilanci deficitari, e per il resto soltanto
finanziamenti di opere e servizi.
Una percentuale sempre più rilevate dei crediti agli enti locali
viene, quindi,, assorbita dai disavanzi, ed è destinata ad aumentare,
data l'attuale staticità delle entrate.
Da ciò, anche, la ricerca di fonti di finanziamento concorrenti,
quando non proprio alternative; con almeno un duplice ordine di oneri,
imposti. dal sistema bancario: diversa durata del mutuo (trentacinquennale
con la Cassa DD.PP.), tasso variabile (a tutto danno della certezza
dell'onere presente e futuro).
Ultima considerazione generale riguarda l'ubicazione territoriale dell'indebitamento.
Risulta, (fonte: Ministero degli Interni-Direzione Generale Amministrazione
Civile), che al primo gennaio '73, i debiti dei comuni meridionali e
insulari erano il 38,7% del totale e quelli delle province il 40,6%,
contro il 41,6% dei comuni ed il 34,5% delle province dell'Italia nord-orientale
e centrale, ed il 19,7% dei comuni ed il 24,9% delle province dell'Italia
nord-occidentale. La percentuale di debito per spese di investimento
dei comuni meridionali è stata dell'11,4% sul debito totale,
contro il 45% dei comuni del secondo raggruppamento ed il 43,6% dei
comuni del terzo raggruppamento. Col che si dimostra che i comuni più
bisognosi di opere e servizi hanno contratto nuovi debiti soprattutto
per pagarne altri.
2. La consistenza dell'indebitamento degli enti locali è espressa
analiticamente dalla tavola che segue (cifre in miliardi):
Dalla tabella precedente e da quella che segue svolgo le ultime considerazioni
sul "costo" del credito per gli enti locali.
Prima considerazione: per le amministrazioni locali è sistematicamente
più alta la differenza fra tassi passivi e tassi attivi. Con
i tassi attivi (per le banche) sistematicamente nella fascia più
alta e quelli passivi nella più bassa.
Seconda considerazione, che discende dalla prima, è la particolare
onerosità per l'ente locale del credito bancario.
Terza: il treno costante di indebitamento a breve ha avuto anche il
"merito" di compensare le fluttuazioni dell'indebitamento
a breve di altri clienti.
Dall'analisi tracciata, sommaria ed a carattere descrittivo, emerge
però che, perdurante l'attuale situazione, il deficit degli enti
locali destinato ad aumentare; sembra una ovvietà, eppure, se
si considera l'accelerazione che dal '66 in poi (v. tavola 3) ha avuto
l'indebitamento locale ed i modi con cui si è tentato di arginarlo,
questa ovvietà non sembra manifesta per tutti.
Nel '66, supponendo un mutuo del 7,50% per vent'anni, l'onere annuo
per gli enti locali può ragionevolmente calcolarsi in circa 550
miliardi. Se si fosse trasferito, come qualcuno propose (2) l'onere
del pagamento degli interessi allo Stato attraverso un mutuo con la
Cassa DD. PP. al 5,50% per 40 anni, i comuni avrebbero risparmiato i
2/3 circa sull'onere annuo, e l'insieme del processo di indebitamento
avrebbe assunto un'altra piega; e non solo e non tanto per ragioni contabili,
quanto perché sarebbe prevalsa quell'impostazione unitaria che
è sempre mancata nella finanza pubblica italiana.
NOTE
1) ILSES - Il credito agli Enti territoriali della Lombardia-Milano
marzo '75.
2) Il calcolo è in: Zangheri, Patologia della finanza locale,
In "Rassegna economica", n. 2, '76.
|