§ Architettura di guerra nel Salento

Kalè Polis fortificata




Vittorio Amedeo Stagno



Castello e mura - medioevali - protagonisti della storia della città. Un ponte seicentesco a dodici arcate univa il borgo alla terraferma, mentre l'istmo creato per rendere indipendente la fortezza è stato colmato con le strutture del Mercato.


Gallipoli "nuova" è tutta di qua: le case scendono da una mezza collina rimboschita con pino d'Aleppo; magazzini generali, un albergo, un rettifilo con negozi, la ferrovia che muore sul porto, i marciapiedi per le passeggiate estive: l'efficienza di una città che ha tutte le carte in regola per creare un reddito da turismo si può tradurre, agli occhi di chi separa economia da storia e arte, nell'anonimato ricorrente qui e altrove, anzi ovunque le città costiere si sono allargate a macchia d'olio. Sviluppo urbano e benessere, beni civili e servizi sociali sono condizioni essenziali dell'età moderna, richiedono dunque puntuali sacrifici e qualche perfidia, almeno dal punto di vista di coloro che, giustamente ostinandosi a difendere l'architettura spontanea e le strutture urbane venuteci dall'alba della storia salentina, accusano il colpo delle vaste e scombinate periferie e fungaie abitative e spericolate improvvisazioni strutturali e incongruenti accostamenti di stili che assediano i centri storici di alcune città salentine. Gallipoli non è sfuggita a questa sorte, e forse non c'era altro da fare. L'augurio che si può fare è solo questo: che i danni siano ridotti al minimo, e che i monumenti al cattivo gusto siano osteggiati con la consapevolezza di difendere il buon nome di una città ricca di storia e di cultura.
Kalé polis, città bella. Vi si entrava attraverso le dodici magnifiche arcate del ponte seicentesco, realizzato per i crescenti traffici del porto. L'ombra del "grattacielo" oscura oggi la stupenda fontana greca e le chiese del Canneto e di Santa Cristina. Sul lato orientale, oltre il ponte, il castello. Medioevale, come la città. Castello e città una volta del tutto staccati dalla terraferma. Il castello era un corpo quadrilatero con quattro torri agli spigoli, in posizione privilegiata per difendere il porto (nell'area meridionale) e la città, alle spalle del "mar piccolo" o "Darsena del Canneto". Il taglio di un istmo fu frutto di un'idea degli aragonesi: nacque allora tra la fortezza e la città il "fosso", o "vallo del castello", poi colmato con le discutibili strutture del Mercato. Nella prima metà del secolo XVI fu aggiunto il Rivellino, struttura difensiva avanzata verso la terraferma.
Un pò di storia. Nel 1463 il castello accolse Re Ferdinando primo d'Aragona. Poi fu trascurato e decadde, e fu facile preda dei veneziani di Giacomo Marcello, che saccheggiarono e occuparono Gallipoli nel maggio del 1484. Il castello non fu abbattuto, sebbene lo si ritenesse già allora superato dallo sviluppo dell'arte della guerra.
Durissima la sorte dei gallipolini: le donne furono rinchiuse nelle sale della fortezza; i giovani uccisi, o inviati prigionieri a Corfù; depredati i pezzi d'artiglieria, le armi, le campane e l'archivio civico. Il dominio veneziano durò poco più di un decennio, fino a che giunse in Puglia l'esercito di Carlo ottavo. Nel 1495 Galatina, Galatone, Parabita, Matino, Taviano, Racale, Alliste e altri centri salentini passarono dalla parte francese e reclamarono la liberazione di Gallipoli. Due anni dopo, il capitano Consalvo di Cordova costrinse la città alla resa, ridandola agli aragonesi.
Il castello fu potenziato circa un secolo e mezzo dopo, nel 1623. E com'era è rimasto, con pochi restauri successivi, che tuttavia non hanno mutato sostanzialmente alcuna struttura.
Essendo isola, e dunque aperta al mare e alle offese che dal mare venivano, Gallipoli ebbe difesa da torri e cinta bastionata, realizzate in massima parte dal 1483 al 1528. Il periplo di queste difese, com'è riferito da attendibili documenti, era lungo "millecanne" (qualcosa come un perimetro di due chilometri). I bastioni furono completati nel secolo XVII. Ecco come, "piegando verso scirocco", dalla parte del Castello, Sebastiano Verona descrive i dodici "torrioni" o "bastioni" successivi:
1) Torre di San Luca: da questa ebbe avvio l'azione della conquista veneziana. Realizzata a base circolare, ad opera dell'erosione del mare divenne quasi triangolare. Difendeva il torrione meridionale del Castello.
2) Baluardo delle, Anime, o di Santa Vennardia, o Veneranda: forse dal vicino complesso sacro delle Anime del Purgatorio (o Santissima Trinità); o forse ancora da una cappella di Santa Venere o Santa Veneranda, ora non più esistente. Baluardo quadrato, con spigoli rafforzati: difendeva l'unico porto e la rada di attracco.
3) Torre del fosso: così definita perché verso la fine del secolo XVI venne accorpata al "fosso di isolamento", o di quarantena. All'interno, era l'officina della polvere da sparo.
4) Baluardo di San Domenico, o dell'Annunziata: nome dovuto alla vicinanza della chiesa di San Domenico, o del Rosario, annessa al domenicano convento dell'Annunziata.
5) Fortino della Madonna degli Angeli, o del Ceraro: attiguo alla chiesa omonima: proteggeva gli isolotti "Campo" e "Piccioni", dove eventuali assalitori potevano facilmente accamparsi.
6) Baluardo di San Francesco d'Assisi: tra due opposte rive, di fronte alla chiesa del Poverello assisiate. Antichissima fortificazione, fu restaurata verso la fine del secolo XVII.
7) Torre di Sant'Agata, o delle Saponere: derivava il nome dalla vicinanza della chiesa dedicata alla martire di Catania; detta anche "delle Saponere", perché attigua a una fabbrica di saponi. Difendeva la costa della Purità.
8) Torre della Purità, o delle Ghizzene: in fondo all'insenatura omonima prendeva il nome dalla vicina chiesa di Maria Santissima della Purità. Torre scomparsa, per l'allargamento del piazzale.
9) Fortino San Benedetto: circolare, vera e propria piazzaforte avanzata contro attacchi dal mare: situata nella parte estrema della scogliera a forma di mezzaluna.
10) Fortino San Giorgio: quasi analogo al precedente, situato sulla darsena, rifugio sicuro dei pescatori, ora accoglie il circolo della Vela; dal nome di una chiesa, poi abbattuta.
11) Torre di San Francesco di Paola: attualmente assorbita dalla scarpata che porta alla banchina del porto, una volta di fronte alla chiesa omonima e al convento dei Padri Mimmi, o Paolotti.
12) Torre di San Giuseppe: triangolare, difendeva l'ingresso in Gallipoli, e dunque era assai vicina al Castello. Attualmente accoglie gli uffici doganali.
Questa, la fedele ricostruzione del Verona, scrupoloso storico della città. E questo, il periplo dell'isola: all'interno, le stradine, le corti, i porticati, le case con le porte piccole, dagli interni nitidi e lindi, il paese degli artigiani e dei pescatori, con gli improvvisi slarghi che accolgono, alzandole al cielo come miracoli, le belle chiese gallipoline. Kalé polis è qui, in quest'aria che si respira, nelle nasse raccolte nei vichi, nelle reti appese alle gradinate, tra questa gente che sa leggere le intenzioni dei venti, nel mare che assedia questo grande scoglio vestito di bianco. Oltre il ponte, è già un altro mondo.


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