Salento in cifre (2)




Dor Mazzarani



Riprendiamo l'esame analitico dei dati elaborati dalla Svimez. Le cifre a disposizione, questa volta, riguardano: le famiglie residenti nei singoli comuni della penisola salentina, per condizione del capo-famiglia, e con il capo-famiglia in condizione professionale, per ramo di attività economica; gli alunni e le aule disponibili per tipo di scuola, e la popolazione residente in età da sei anni in poi, considerata per sesso e per il grado di istruzione conseguito; il numero complessivo delle abitazioni esistenti, occupate e non occupate; le abitazioni nel loro complesso, sia occupate che non occupate, per epoca di costruzione e per titolo di godimento; le abitazioni, sempre nel loro complesso, sia occupate che non occupate, per i tipi di servizi installati, con particolare riferimento alle abitazioni fornite di acqua potabile e di servizi igienici.
Per quel che riguarda la condizione professionale del capo-famiglia, le cifre non lasciano luogo a dubbi: prevalgono gli addetti al settore agricolo, mentre, con poche variazioni di graduatoria, seguono gli addetti nei settori delle attività manifatturiere, delle costruzioni e del commercio, con differenze, rispetto al primo ramo di attività, non compatibili in una visione equilibrata della distribuzione delle forze di lavoro.
Il settore primario, pertanto, svolge ancora oggi un ruolo emergente per la formazione del reddito famigliare e globale della penisola salentina. Le cifre: contro 45.102 capifamiglia dediti all'agricoltura, ci sono poco più di diciassettemila impiegati dall'industria manifatturiera, meno di sedicimila assorbiti dall'industria delle costruzioni e dell'installazione degli impianti, appena 806 nel settore dell'energia elettrica, dell'acqua e del gas, circa undicimila e cinquecento unità addette al commercio, (scarsissimo quello ali' ingrosso: si tratta, nella quasi totalità, di piccoli esercizi, con un indice di frantumazione superiore a quello dì qualunque altra provincia della regione pugliese); 1.183 elementi utilizzati nel campo del credito e delle assicurazioni; 11.370 capifamiglia impiegati nei servizi: e infine,, 8.230 unità assorbite dalla Pubblica Amministrazione. i grafici e i dati di fondo sono dunque quelli tipici di un'area emergente, con scarso indice di industrializzazione e con redditi conseguentemente vincolati a bassi livelli.

 

Alto è l'indice di scolarità, anche se la percentuale dei laureati cede rispetto a quella dei diplomati in maniera abbastanza vistosa. D'altro canto, i dati mettono in rilievo che, a un complesso di poco più di 330 mila persone fornite di titolo di studio, (laurea, diploma, licenza media inferiore, licenza elementare), corrispondono oltre 220 mila alfabeti privi di un qualsiasi titolo di studio (prevalgono le donne), mentre gli analfabeti sono, alla data del censimento, oltre 67 mila: cifra molto elevata, che tuttavia interessa per circa sette decimi uomini e donne di età da quarantacinque anni in su. Ciò che dimostra, quantomeno, l'enorme sviluppo della scolarità nella nostra provincia, con tutti i riflessi, di ordine civile e sociale, che derivano per le nuove generazioni..
Precaria, invece, la situazione delle aule disponibili, con i servizi connessi. In questo campo le carenze sono evidenti, e non riguardano solo il Salento: è un problema che travalica gli stessi confini regionali e meridionali.
Passiamo alle condizioni abitative. Su circa 185 mila abitazioni, per un totale che sfiora le 656 mila stanze, l'indice su 100 abitanti è uguale a 95,0, contro un indice 84,1 dell'intera regione pugliese. Ciò è indicativo di una disponibilità notevole, se comparata con la situazione di altre province meridionali; disponibilità dovuta soprattutto alla nascita di molte abitazioni nuove, comunque realizzate in massima parte a partire dagli anni Sessanta, quando cominciò a prevalere la convinzione che "una casa è un bene prioritario", al quale si indirizzarono i risparmi degli emigrati e quelli dei residenti in condizioni economiche superiori alla media.
Proprio sulle nuove costruzioni va puntata l'attenzione per quel che riguarda la dotazione di servizi, soprattutto della disponibilità di acqua (reti idriche, pozzi e cisterne) e di gabinetto. Interessante un dato: le abitazioni fornite di gas da rete di distribuzione sono solo leccesi, e ammontano a 3.871. Tutti i rimanenti paesi e centri abitati della provincia dispongono solo di gas da bombole.
Per l'acqua, infine, il discorso è destinato a radicali trasformazioni con l'entrata in esercizio dell'acquedotto del Pertusilio, che dovrebbe consentire non solo la distribuzione da rete in tutti i comuni della penisola salentina, ma soprattutto la continuità dell'erogazione dell'acqua, che ha rappresentato uno dei limiti più insopportabili della disponibilità di servizi primari fino ai nostri giorni.
I condizionamenti, non solo per gli usi civili, ma anche e particolarmente per quelli produttivi (in agricoltura, s'intende e poi anche nell'industria; ma nel settore primario innanzitutto, nel quale le irrigazioni capillari sono rimaste per lungo tempo un sogno lunare, con evidenti ripercussioni negative per il livello qualitativo e quantitativo dei prodotti, e le conseguenze nei campi della distribuzione e commercializzazione, dunque per il complesso dei redditi realizzati), i condizionamenti, ripetiamo, dovrebbero finalmente finire, o ridursi al minimo, migliorando quella che il prof. Guglielmo Tagliacarne ha definito la "qualità della vita" della nostra area territoriale.
Qualità che è indispensabile anche per lo sviluppo di un altro settore, quello del turismo, che è un'industria "pulita" (per lo meno entro i limiti in cui saranno evitati inquinamenti di altra origine che non quella della presenza, anche massiccia, di turisti), ed è industria ad alto reddito, se organizzata con metodi moderni e concorrenziali in termini di offerta di beni e servizi, senza lasciarsi prendere la mano dalla spirale dell'aumento indiscriminato dei prezzi.


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